Perfezione, è uguale per tutti?

Perfezione, è uguale per tutti?

Di tanto in tanto mi permetto un piccolo giro nei dintorni di casa e in questi giorni vedo la laguna perfetta, sì perfetta: piatta, di un blu intenso che segna il confine tra spazio calpestabile e spazio navigabile, tra la mio spazio e quello dei gabbiani. Ma è davvero un confine? È davvero uno spazio perfetto? Cosa significa perfezione?
Ecco cosa dice il dizionario.

Perfetto: Completo, compiuto in tutte le sue parti: un lavoro p.; totale, assoluto: un silenzio p.

Ma io, in verità, vorrei chiederti quale sia la tua personale definizione di perfezione.

Perfetto per me: …

Ci hai pensato?

Ora pensa al tuo lavoro perfetto e alla tua giornata perfetta. Come sono? Sono completi in tutte le loro parti? Compiuti in ogni aspetto?
Lo so, sono volutamente provocatoria, ma vorrei farti riflettere su cosa è perfetto per me e non lo è per te, e viceversa.

Per me, ad esempio, la natura è perfetta. Non è necessariamente giusta o sbagliata, bella o brutta, ma sicuramente perfetta: tutto è compito, ha una ragione e una sua logica. Ti sto facendo riflettere su questo perché in questo periodo particolare devi pensare ciò che fa stare bene te e cosa per te significa la perfezione e agire di conseguenza.

Pensa a ciò che ti circonda

Perché sia perfetto vuol dire che deve contenere solo ciò che ti serve e che ti dà emozione. In questo periodo di quarantena, cosa ti è mancato? Ti serviva davvero quell’oggetto? Cosa di ciò che possiedi in fin dei conti è solo un oggetto in più? Penso questo periodo complesso possa essere molto utile per farci riflettere e porre l’accento su ciò che vogliamo faccia parte del nostro ambiente di vita, personale e lavorativo.
Come sai, credo sia importante saper alleggerire tempo e spazi, ma penso proprio che in questo momento si possa fare dell’ottimo decluttering degli oggetti che ci circondano.

Pensa a come impieghi il tuo tempo

E qui vorrei veramente che riflettessi su ciò che è perfetto per te e ciò che non lo è. Te lo dico perché vorrei che nella tua giornata ci fossero le attività che vanno bene per te e per te solo.
Spesso quando mi occupo di gestione del tempo la prima cosa che faccio è scardinare le abitudini relativamente al fatto di iniziare a lavorare leggendo le mail, alla riunione del lunedì mattina in ufficio. Programma le attività secondo la tua perfezione. Per alcuni vorrà dire pianificare una giornata, per altri vorrà dire quattro ore. Non c’è un giusto e uno sbagliato, c’è piuttosto un perfetto per te.
E’ un principio che spesso ripeto, ma che in questo periodo mi viene ancor più da suggerire, quando tra mille dirette, contenuti gratuiti per ventiquattrore, riunioni on line ci si sente in dovere di non perdere nulla. Quindi quando scegli come pianificare le giornate pensa a questo: punta alla tua perfezione. Che è una cosa solo tua.

Così sei hai lavorato bene a fine giornata ti guarderai attorno ed esclamerai: perfetto!

Perfetto: In funzione di avv., bene, sì, usato come escl. per esprimere soddisfazione, compiacimento: perfetto!

Photo by Scott Webb – Unsplash

La sindrome del servizio buono

La sindrome del servizio buono

La settimana scorsa ti ho parlato di come passare da dire al fare, di come cercare di non rimanere bloccato dall’indecisione e dalla perfezione, ma c’è un altro aspetto che può bloccarci dall’azione e che è legato al voler essere perfetti, quella che io chiamo “la sindrome del servizio buono”.

Quando ero bambina amavo talmente i miei quaderni nuovi, in particolare quelli con le pagine colorate e profumate, che ritenevo fosse uno spreco usarli così, diciamo “a caso”, e che fosse meglio tenerli da parte per una qualche occasione speciale. Così il mio bellissimo diario dei Mio Mini Pony, che detto per inciso conservo ancora, è rimasto intonso per anni, forse decenni, in attesa della giusta occasione e nel frattempo mi accontentavo dell’arcobaleno delle sue pagine.

Capita spesso di non voler usare qualcosa perché pensiamo non sia il momento adatto. O di non fare qualcosa perché pensiamo ci sarà un momento migliore per farla, un’occasione nella quale ci sentiremo più pronti e adatti. Vale per gli oggetti e per le cose da fare: un quaderno speciale, un abito particolare, un vino di valore, una consulenza per sé.

Ma il punto è… che il giorno migliore per mettere in atto qualcosa è oggi.

Il momento perfetto per usare il vestito che ti piace o il servizio buono è il giorno in cui desideri farlo.

Con questo non ti sto dicendo di buttarti a capofitto in tutte le idee che ti vengono in mente o di sprecare abiti o altro, ma iniziare a pensare alle cose materiali e immateriali come utili a te, a renderti la persona che desideri essere e a farti diventare ciò desideri.

Per questo condivido con te delle idee per uscire dal loop del “servizio buono” e del “vestito della domenica”:

Compra solo ciò usi

Quindi compro qualcosa solo quando so che lo userò: un libro quando lo voglio leggere, un corso on line solo se ho tempo per farlo, un vestito se mi piace al punto che lo metterei subito.

Usa tutto ciò che hai

Non amo sprecare tempo e oggetti, ma ho anch’io cose di uso comune e altre che ritengo più pregiate. Mi sforzo però di usare anche le seconde, nel pensiero che devo dare valore a tutte le mie giornate e quindi rovescio il ragionamento: non metto il vestito buono la domenica, ma faccio in modo che quella giornata sia “una domenica”. Non aspetto il progetto d’oro per quel quaderno, ma faccio in modo che quel quaderno renda speciale il mio progetto. ì

Se pensi che sia ora di fare qualcosa, è tempo di metterla in agenda

E qui torna il concetto che il giorno migliore è oggi, sempre e comunque.
Sì, lo so, pensi che non sia poi così realistico. E qui ti lancio un’altra provocazione: è una cosa che vuoi davvero fare o ti aspetti qualcosa che in verità non sai com’è? Te lo chiedo perché spesso allontaniamo nel tempo qualcosa perché pensiamo di volerlo, ma in fondo non è così. In questo caso, sii onesto con te stesso e lascia stare.
Ma se invece è qualcosa che ti piace, provalo. Il primo passo, quindi, non è valutare per filo e per segno la cosa e continuare a pensare “e se”, ma vedere se quel “se” è proprio come lo immagini, quindi inizia con un assaggio. E per fare questo primo semplice passo, non occorre poi tanto tempo e tanto impegno, quindi si può fare oggi. Se poi ti piacerà, vedrai che sarai spronato a portarlo avanti e a continuare, ma con i “se” e i “ma” non si va certo avanti.

Ecco, anche oggi tre idee per non bloccarti davanti a ciò che pare troppo perfetto, troppo grande, inaffrontabile. Di fatto tutte le montagne si scalano a piccoli passi, no?

Quindi… quale servizio buono metterai in tavola oggi?

Non mi so decidere

Non mi so decidere

Il tempo è un bene prezioso e capita di pensare di perderlo, di averne poco, di sprecarlo. Ma sei davvero sicuro sia così?

La settimana scorsa ti ho parlato di perfezionismo e di come questo sia un grande mangia tempo, ma c’è anche un altro fattore che ci porta a sprecane un po’ e si chiama incertezza, indecisione.

Credo che in questo periodo particolare tu te ne stia rendendo conto molto bene. Non tutte le persone stanno reagendo a questo periodo di quarantena nello stesso modo, ma sicuramente la sospensione genera incertezza e l’incertezza può portare all’immobilità.

Se ci pensi questo momento può essere anche un periodo molto utile per fare il punto della situazione e programmare ciò che sarà, per essere pronti ad agire quando sarà possibile farlo.

Ma ciò di cui voglio parlarti oggi è proprio il fatto di agire, e lo condivido con te in totale sincerità, può non essere semplice e immediato, a volte è capita anche a me. Vorrei fosse sempre tutto come dico io, senza errori, fatto bene, eccetera eccetera, non dico perfetto, ma quasi, quindi spreco parte del mio tempo per cercare di fare in modo che sia così.

Il punto è che il detto “si può sempre migliorare” è proprio vero, quindi tanto vale accettarlo e imparare a mettere la parola “fine”.
Quindi utilizzare molto del nostro tempo per correggere, rifinire, sistemare… è di fatto una perdita di tempo.

Lo è, intendiamoci, oltre al normale tempo necessario per svolgere il compito stesso. Come si diceva è come rimanere nell’immobilità delle mille possibilità, perché ce ne sarà sempre una migliore, si potrà sempre fare un’ulteriore aggiunta, chiudere con un tocco in più… così facendo però ci si sospende senza agire.
E qui penso alla revisione bozze, alla pubblicazione di un progetto, alla stesura di un documento, alla finitura di un prodotto, alla ricerca di un contatto esterno o di un nuovo software…

Credo sia più importante ammettere che si fanno comunque errori, che si potrà sempre migliorare e che quindi è bene imparare scegliere e ad agire in base al momento nel quale siamo, alle informazioni che possediamo. Ci sarà poi un altro tempo per modificare, riverdere e agire diversamente.

Passiamo al dunque e cioè a capire come far perdere meno tempo agli eterni indecisi:

Non cadere nelle scelte infinite.

E cioè impara a valutare un buon numero di alternative, ma non tutte quelle possibili. Come scegliere un nuovo pc tra mille? Inizia a considerarne dieci, sarà già un numero sufficiente. Come passare da cento a dieci? Prima di iniziare la ricerca definisci i criteri della tua scelta. Te ne parlavo nei confini dei progetti, il punto è sempre lo stesso: pensa prima a ciò che vuoi e poi cerca.

Datti un tempo.

Questa è una tecnica che mi capita di suggerire a tutti coloro che lavorano nel mondo della ricerca, dello studio, della creatività. Quando una cosa ti piace, dedicheresti a questa tutto il tuo tempo, ma purtroppo qui si parla di lavoro e quindi bisogna mette la parola “fine” e passare dal dire al fare, dall’idea al progetto finito, che sia un oggetto vero e proprio o un progetto di ricerca. Quindi, stabilisci a monte dei tempi utili alla ricerca, alla libera creazione, ma non fare in modo che totalizzino il tuo tempo di lavoro. In questo senso un “pomodoro di tempo” è un buon sistema per iniziare a lavoraci su.

Pianifica i tempi necessari.

Spesso le revisioni e i ritocchi che si fanno sono necessari ad avere un buon prodotto finito, ma se rispetti i tempi di maturazione del progetto stesso le revisioni diventano più efficaci e minori. Mi spiego meglio. Quando scrivi un progetto e lo correggi subito dopo, farai una correzione di massima, ma probabilmente non sarà ottimale, ne servirà una seconda, a mente fredda. Per questo pianifica un tempo di lavoro e uno di revisione, tra loro distanti, ma non troppo.
Inoltre, non lavorare troppo sotto data, perché “buona la prima” funziona, ma spesso ti lascia il sospetto che sarebbe stata necessaria una revisione in più. E allo stesso tempo, non lavorarci troppo tempo prima, le revisioni diventeranno infinite e ogni volta sarà come cominciare daccapo. Riassumendo, pianifica i tempi con consapevolezza sia della creazione, sia della revisione.

Ecco tre utili tecniche per non perdersi nell’immobilità, nel perfezionismo e per passare dal dire al fare.
E tu, quale metterai in pratica?

Foto Kirill Pershin – Unsplash

Sarò il tuo caso peggiore

Sarò il tuo caso peggiore

“Sarò sicuramente il caso peggiore che tu abbia mai visto”

Chiariamo subito un concetto importante: non sarai mai il caso peggiore, innanzitutto perché non ci sono casi migliori o peggiori, e poi perché ognuno di noi ha le sue difficoltà e non è certo nel giudizio che si cresce, quindi te lo dico subito, fuori dai denti, non è così, non sarai mai il caso peggiore.

E, per esperienza, aggiungo anche che, se da un lato ti senti poco capace, sono sicura che ci sono cose che fai benissimo e che, lavorando insieme, queste verranno altrettanto in luce!

Torniamo però alla questione del “caso peggiore” e cioè all’idea di essere in un momento talmente complesso che riorganizzarsi, ripartire, ritrovare i punti di riferimento, ti sembrano tutte cose fuori dalla tua portata, come scalare una montagna di ottomila metri, in altre parole: un’impresa impossibile.

Se ti pare che un qualunque sforzo sia inutile pensa a questi tre concetti.

Non pretendere di diventare Leonardo al tuo primo schizzo

Cosa intendo? Che per imparare qualcosa si deve procedere per stadi e questo vale anche per l’organizzazione. Non puoi pensare di imparare un metodo di produttività in un giorno. Capiterà che le cose non vengano come devono, di non capirle, di non sentirle proprie, di fare fatica. Ma è solo per prove ed errori, con un pizzico di pazienza, tornando di volta in volta sulla retta via che si arriva dove si vuole.

E così sarà anche il tuo percorso nell’organizzazione, passo passo, sempre con la tua meta ben chiara, ma concedendosi il lusso di provare, sbagliare, riprovare ancora, investendo il tempo necessario utile a fare tuoi i nuovi strumenti, le nuove tecniche, le nuove abitudini.

E man mando che il tuo tratto sarà deciso, le proporzioni diventeranno chiare, ed ecco che lo schizzo sarà proprio come la realtà. Ecco che, quando quel seme di organizzazione germoglierà in te, tutto sarà semplice e tu scoprirai di risparmiare tempo ed energia. Solo ora sarai pronto per il passo successivo! In sintesi… datti tempo.

Non tutte le ciambelle escono con il buco

Prendi ciò che è utile per te. Molte tecniche organizzative funzionano se sono calate a pennello sui tuoi panni. Certo è il mio lavoro scegliere quali tecniche fanno al caso tuo e come, ma se tutto il pacchetto ti pare complesso, intanto fanne tua una parte, quella che ti calza a pennello.

Quindi, anche di questo post, intanto puoi decidere di provare solo uno dei tre punti, quello che ti pare più adatto e semplice. Non è detto che poi si adattino tutti a te, o per lo meno, non tutti insieme nello stesso momento 😉

Domani è un altro giorno

In altre parole fatto è meglio di perfetto. Grande e utilissimo principio dei professional organizer, ma è proprio così. Ogni tanto si sbaglia, ogni tanto non è tutto come lo si desidera. Capita di imparare a gestire bene la propria agenda e, di tanto in tanto, ricadere nel caos e di non essere perfetti. Pazienza. Una volta ogni tanto può capitare di allontanarsi dalla zona di equilibrio, di predicare bene e razzolare male, di sapere esattamente cosa devi fare per non essere in ritardo, per arrivare preparato a quell’appuntamento e, nonostante tutto, fallire. Capita, l’importante è che succeda una volta ogni tanto e che comunque tu sappia come fare le cose al meglio. Come già detto, fatto è meglio di perfetto.

Perché ti racconto tutto questo? Perché anch’io tendo a essere una maniaca della perfezione e mi piacerebbe fare tutto subito, farlo bene e non sbagliare mai. Ma la vita di tutti i giorni non è fatta così e soprattutto in questo periodo bisogna saper rallentare, accettare l’imperfezione e di tanto in tanto non essere al 100%.

Questo non significa che tu sia “il caso peggiore”. No, non sei senza speranze, e se lo vorrai, passo passo, insieme, troveremo il tuo percorso organizzativo!