I confini del tempo

I confini del tempo

Il tempo è spazio, questo te l’ho raccontato la scorsa settimana. Ti ho lasciato dicendoti che è utile imparare a guardare gli impegni in termini spazio occupato.

Immaginando una giornata fatta di spazi e non di ore, quindi di scatole e non di numeri, ti ho suggerito di scrivere i tuoi impegni non come linee, ma come quadrati, o rettangoli se preferisci.

Quindi non una riga “9.30 dentista”, ma segnando un bel rettangolo 9.30-10.30 dentista. Se usi Google Calendar, ad esempio, tutto questo sarà ancora più facile, perché in automatico il programma stima che tutti gli impegni durino almeno un’ora, quindi crea di default dei rettangoli.

Ti avevo anche promesso però che avremmo approfondito un po’ la questione. Tieni a mente la tua scatola di tempo, che per essere disegnata in agenda diventa un quadrato o un rettangolo, e vediamo come capire quanto ingombrante è.

Ci sono un altro paio di cose che potrebbero tornarti utili a tal proposito, eccole qui per te.

 

LA GRANDEZZA

 

Questa è la faccenda più scottante. La grandezza è ovviamente data dalla lunghezza dell’impegno. Spesso è la cosa più difficile da stimare, il più delle volte si sottostima. Questo è il punto detto in maniera semplice e veloce, che crea, di fatto, più problemi.

Il consiglio quindi è: sovrastima, sovrastima sempre.

Questo perché se è una cosa nuova, avrai la tranquillità di affrontare le cose e il tempo di fare le cose con calma. Entrambe due condizioni necessarie per mettere mano a qualcosa di nuovo.

Se è una cosa rodata, molto probabilmente non avrai problemi di stima, ma può sempre capitare un piccolo imprevisto che allunga i tempi. Quindi se vuoi non essere sempre sotto stress, anche qui sovrastima.

Se, infine, è una cosa che proprio non hai voglia di fare, beh… tanto più se hai più tempo puoi concederti una piccola perdita di tempo iniziale che ti aiuti a motivarti a fare ciò che invece devi fare. (“Non ho proprio voglia di fare quella relazione, aspetta che scelgo un template che mi piace così mi diverto un po’”).

 

I BORDI

 

I bordi degli eventi sono sempre netti e invece la vita ci insegna che molto spesso non c’è il bianco e il nero, ma piuttosto il grigio e che nemmeno gli stati hanno confini poi così dritti e regolari.

Cosa voglio dire? Che anche questa è una variabile da contemplare.

In ambito scientifico si chiama incertezza, ma nella vita di tutti i giorni si chiama, ritardo accademico.

Mi riferisco ai famosi tempi dimenticati e cioè ai tempi necessari per avviare e chiudere un’attività che sono quanto mai preziosi e poco considerati: il tempo per arrivare a un appuntamento o semplicemente per avviare una call on line, il tempo di sistemare gli appunti dopo una riunione o salvare le ultime versioni dei file nel posto corretto.

Più ti darai modo di prepararti, arrivare con serenità a un incontro, più lo affronterai con la giusta concentrazione.

Più avrai modo di elaborare tutto quello che hai appena visto a mente calda, meno informazioni perderai e più sarà semplice riprenderlo in mano seguito.

 

IL COLORE

 

Chiudo con un vezzo, per ricordarti che può essere utile distinguere gli impegni per tipologia: personale-lavoro-famiglia-sport con colori diversi, così da valutare i vari carichi e ancora di più di inserire un bel box del tuo colore preferito per il blocco pausa!

Che vale per la pausa pranzo, la cena, e anche per un tempo di recupero dopo un’attività importante!

 

Ora puoi trattare il tempo come lo spazio e creare la giornata come una costruzione di cubi di impegni colorati in perfetta armonia!

 

 

Photo by Tandem x visuals – Unsplash
Il tempo è spazio

Il tempo è spazio

Camminando in montagna mi è capitato spesso di parlare dello spazio in termini di tempo: il giro di quella montagna richiede due giorni di cammino.

Nel passato il tempo era spesso utile a identificare le distanze, come ci ricordano le culture più antiche: i villaggi distavano giorni, non chilometri.

Oggi noi tendiamo a identificare lo spazio con i metri e il tempo con i minuti, ci affidiamo, cioè, a misure di sistemi precisi, uniformati e chiari, non a quantità che possono essere leggermente diverse da individuo a individuo, non camminiamo tutti alla stessa velocità, ma un metro definito dal sistema internazionale è uguale per tutti.

Spazio e tempo si vanno quindi a separarsi come concetti e come atteggiamento che abbiamo nei loro confronti.

Questa separazione ha portato con sé dei problemi nella gestione del tempo.

Come mai? Perché, come ben sai e come già ti raccontavo la scorsa settimana, la percezione del tempo è personale e cambia a seconda delle attività che stiamo facendo.

Quante volte ti è capitato di dire “ci metto un attimo”, e poi ti sei trovato invischiato in un attimo che è durato ore?

E così a volte non vuoi affrontare qualcosa perché ti dici “ci impiegherò un sacco di tempo” poi, al contrario, nella realtà dei fatti la cosa di risolve in poco tempo.

Se ti facessi fare gli stessi ragionamenti in termini di spazio probabilmente non diresti le stesse cose.

Riesci a infilare un armadio in un cassetto? E un cassetto è sufficiente a riempire un armadio?

“Che baggianate stai dicendo?” leggo il tuo pensiero… Eppure, tanto è ovvia la differenza di grandezza tra un armadio e un cassetto, tanto invece può essere difficile stimare la durata di un’attività.

E questa cattiva stima porta con sé una cattiva gestione del tempo e della produttività.

Se si impiega più del previsto, si è in ritardo, si tralasciano altre attività, si incorre in spiacevoli inconvenienti e tante altre cose diventano urgenti e pressanti.
Così stimando male in senso contrario si arriva a procrastinare le attività, a creare barriere inutili e non essere produttivi per nulla.

Tornando allo spazio e al tempo, è quindi molto più semplice tornare a ragionare in termini di spazio e non di tempo:

considera la giornata come uno spazio, un foglio di un’agenda con le ore dalle 8 alle 20, ad esempio, e segna le tue attività come rettangoli o quadrati di dimensione corrispondente al tempo impiegato.

Non segnare quindi un appuntamento solo con l’orario di inizio, ma con quello di inizio, di fine, più i tempi di preparazione e di chiusura. Questo è il reale spazio occupato da un’attività e corrisponde al tempo che impiegherai per effettuarlo.

La prossima settimana continuiamo da qui, ti aiuterò a capire come stimare meglio la grandezza del quadrato, ma intanto allenati su questo punto: torna a trattare il tempo come uno spazio.

Questo ti aiuterà nei momenti di difficoltà, sarai realista e non sovrastimerai la quantità di cose da fare oltra a essere consapevole del reale impegno, o ingombro in termini di spazio, che un compito ha.

E per questo ti lascio con un ultimo importante concetto:

se non vuoi essere sempre stanco a fine giornata, devi stimare bene i tuoi quadrati.

Non devono essere troppi o perfettamente incastrati l’uno con l’altro, a meno che alcuni di questi non siano quadrati di pause in perfetta alternanza con quadrati di attività.

Pronto a spaziare nel tuo tempo?

 

 

Photo by Manas Manikoth – Unsplash
Se avessi più tempo…

Se avessi più tempo…

TEMPO: “Serie più o meno ampia di istanti, compresa entro limiti definiti o vaghi, corrispondente alla durata di qualche cosa: un anno, un mese, un giorno di t.; in espressioni generiche: periodo, spazio, intervallo di t.; per molto o per lungo t., per poco o per breve t.; per qualche t.; per un t. limitato, illimitato, indefinito; per lungo lasso di t.”

Cit Treccani

 

Il tempo è difficilmente definibile. Molto spesso lo identifichiamo con i suoi aggettivi: sfuggente, inesorabile, eterno, leggero… e a lungo si potrebbe continuare.

Il tempo è legato alla nostra percezione del tempo stesso: a volte non passa più, a volte scorre velocissimo. Questo anche se il tempo, di fatto, è sempre lo stesso, cioè astronomicamente parlando, la quantità è sempre la stessa.

L’esigenza di molte persone con le quali lavoro è quella di moltiplicare il tempo, sperando cioè di farci stare molte più cose di quelle che realisticamente possono essere contenute, come in una borsa di Mary Poppins, per intenderci.

Questo desiderio di allungare il tempo nasce spesso da un ascolto superficiale delle proprie necessità.

Se avessi più tempo, sapresti come investirlo?

“Certo” risponderai “Se avessi un giorno in più, lo passerei sul divano a oziare” o magari “andrei a fare un giro in montagna”.

Ma se avessi un’ora in più sapresti come investirla?

Ecco il nocciolo della questione. Se si ragiona per macro-obiettivi è facile trovare qualcosa fa fare, ma se si ragiona sul piccolo, molto spesso non lo è, perché si deve lavorare sul concreto su ciò che operativamente è possibile fare.

E la differenza sta nel fatto che nell’astratto barriere e limiti si fanno meno concreti, mentre nel quotidiano sono molto ben percepiti.

Pensando di avere molto tempo a disposizione si pensa a una situazione irrealistica dove le capacità personali sono differenti, spesso migliori: si è padroni del tempo, si hanno le capacità per portare a termine progetti che ora non risultano fattibili, si danno per acquisite capacità che ora mancano.
In sintesi, si pensa a una versione di sé migliore di quella che si è: più abile, più consapevole, più efficace.

Ed ecco che la differenza tra quel sé e quello reale diventano una barriera, un ostacolo alla gestione del tempo, quello di oggi però!

Sei così sicuro che “quel tu”, in quella dimensione con tanto tempo, non possa essere lo “stesso tu” di oggi?

A far coincidere quella visione con la realtà c’è semplicemente la declinazione di un progetto nei suoi passi concreti. Quindi, molto più semplicemente, a partire dalla singola ora e non dalla giornata intera.

La pianificazione serve a questo: a farti capire come raggiungere quella visione ideale, come avere la giornata per sé, ma lavorando sulle singole ore e non sulla giornata. Questo perché non si può lavorare su un giorno, non è possibile capire quali azioni fare, in che sequenza e in che modo. Il lavoro si fa nel piccolo, nelle singole ore che fanno una giornata e nelle giornate che fanno un piano.

Quindi quando pensi di voler avere più tempo, pensa piuttosto a come lavorare per averne di più, e prima ancora a cosa vuoi mettere in quel tempo e cosa devi fare per raggiugere quell’obiettivo.

Ecco che il tempo magicamente non sfugge, non è nemmeno eterno, è semplicemente il tuo, investito come lo desideri.

Sei pronto a pianificare il tuo tempo?

 

 
Photo by Akram Huseyn – Unsplash

Stresslaxing

Stresslaxing

v. Being stresses that relaxing makes you more stresses because you’re not working on what’s making you stressed.

 Perdendo un po’ di tempo su Instagram, ebbene sì lo faccio anch’io, ho trovato questo post di @momsbehavingbadly che mi ha fatto riflettere.

Estate, periodo di relax. Beh, non per tutti, solo per chi ha un po’ di ferie, ma forse nemmeno per loro.

Come possono le ferie essere un periodo stressante?

Beh, lo possono essere per un sacco di ragioni:

  • perché diventano piene come un uovo di tutte le cose che non puoi fare normalmente;
  • perché ti senti in dovere di fare “tutto ciò che si fa in ferie”, come visite ai musei, come vedere amici e parenti, o come mille nuove attività sportive;
  • perché le usi per fare in casa ciò che è rimasto in fondo alla lista di cose da fare;
  • perché nelle ferie non sai cosa fare…

Ora la questione è questa…

Ferie vuol dire “non lavoro”, ma non il “non lavoro” non vuol dire necessariamente relax.

Credi sia giusto e normale che in ferie si facciano molte cose… proprio quelle che ti ho elencato sopra.

Il punto è un altro… ed è sempre lo stesso: la consapevolezza.

Cosa vuoi fare tu nel tuo “non lavoro”?
E cosa vuoi fare tu nelle tue ferie?
Le due cose… coincidono?

Rifletti su questi aspetti e senti ogni momento significativo per ciò che deve essere.

A mio avviso le ferie sono un bellissimo momento in cui puoi scoprire cose nuove, vedere chi vuoi o anche per non fare nulla, basta sia tu a decidere come devono essere.

Ciò su cui devi puntare per riposarti e rilassarti è il tuo non lavoro, cioè sulle tue pause… che sono complementari al tuo lavoro.

Al contrario le tue ferie sono il tuo caricabatterie, ciò che ti fa sentire bene.

Ecco allora che per alcuni vuol dire non far nulla, ma per altri vuol dire girare come una trottola e per altri ancora sistemare tutto ciò che è in sospeso.

Inutile aggiungere stress a stess… e mai parole sono state più esatte. Rileggi la citazione, smetti di pensare a quello che si fa in generale, a come “si devono passare le pause e le ferie” e pensa a te stesso:

Fai ciò che ti fa stare bene!

Visto il periodo non mi resta che augurarti buone ferie e dirti che per il resto, e cioè per il tuo “non lavoro” io ci sono e possiamo pianificarlo insieme, proprio come il tuo lavoro!

 

Photo by Katherine place of dreams – Unsplash

 

La regola del 3

La regola del 3

Camminare è una delle mie passioni. Amo camminare e scoprire le città passo passo, ho scelto di vivere in una città dove si cammina, ma ancora di più amo camminare in montagna.

Montagna per me vuol dire riuscire a non incontrare segno di civiltà per diverse ore. Qui in Dolomiti è piuttosto difficile, ma la cosa viene compensata da viste incantevoli e montagne senza pari.

Ho camminato da sempre, ma ho iniziato a fare giri di più giorni solo “da grande” e sono stati un’ulteriore scoperta, un toccasana energetico, un momento per sé, per riflettere e per contare sull’essenziale e poter godere di ciò che i sensi percepiscono.

Camminare, si sa è terapeutico, per il corpo e la mente, ma viene meglio se lo zaino è leggero.

Quando si sta in quota per settimane e si sceglie di portare con sé anche attrezzature varie (e mi riferisco a cibo e tenda, perché il mio zaino alpinistico è tutt’altra storia), si iniziano a contare anche i grammi!

Ecco che, fatta eccezione per quello che ho sempre con me e te lo raccontavo qui, vige la regola del tre.

Una cosa addosso, una come cambio al riparo nello zaino e una si asciuga.

Cosa vuol dire? Che le cose, quando si può si lavano, e ci si cambia quando sono asciutte. Questo significa che può capitare di cambiarsi tutti i giorni, se si pernotta in posti con molta acqua, o meno, se l’acqua scarseggia o se si attraversano riserve naturali. Ovviamente tutto va lavato con pochissimo detersivo, rigorosamente naturale.

Lavare a asciugare in cammino è una piccola arte, e parte con la scelta di capi leggeri, tecnici, ma non troppo, che si lavino e asciughino velocemente.

Ecco perché ciò che deve rimanere asciutto deve assolutamente essere in un contenitore degno di nota!

Idem per ciò che è escluso dalla regola del 3 e cioè le giacche, ne basta una per tipo: giacca, nel senso di felpa o pile, giacca vera, nel senso di piumino più o meno pesante e giacca per la pioggia.

Poi vai con la regola del 3 partendo dalla pelle: 3 capi di intimo, 3 magliette, 3 calzini.

Volendo anche i pantaloni sono 3, ma ne bastano 2. Se preferisci un po’ di comodità ti consiglio 2 capi tecnici per camminare e uno di cotone leggero solo per la sera.

Per il resto… riduci all’osso e, se non puoi, scegli la versione piccola e leggera.

Che dici? Non ti facilita l’idea di fare uno zaino per una bellissima Altavia dolomitica, un cammino o un tour?

Se vuoi qualche consiglio in più scrivimi!

 

 

Photo by Joel Jasmin Forestbird – Unsplash