3 cose che non metto più in valigia

3 cose che non metto più in valigia

Fare le valigie è una piccola arte, prima durante e dopo.

Prima per non avere l’ansia della valigia stessa, durante perché siano un vero supporto e dopo per combattere la famosa legge di Murphy che vuole che le cose che ci sono entrate all’andata non entrino anche al ritorno.

Viaggiare è sempre stata una passione e sono stata fortunata a poterlo fare più e più volte in tanti contesti diversi, ma fare le valigie è da sempre stata un’esigenza che ho coltivato fin da bambina per ragioni familiari.

Penso che le valigie siano una cosa nella quale si debba investire un po’ di energia e tempo, ma che più ci si abitua a farle, più ci si ascolta, più facile diventa farle. Già, un po’ di pianificazione e di consapevolezza non guastano nemmeno qui.

Le valigie non sono sempre uguali, dipendono dai viaggi, ma anche da noi.

Io sono cambiata e le mie valigie con me, si sono di fatto evolute e ci sono tre cose che ho smesso di portare con me.

 

IL VESTITO BUONO

 

Cioè quella cosa che metterai se vuoi essere in ordine. Ho capito che, a meno che non si tratti di un viaggio di lavoro, posso trovare tranquillamente un sostituto che mi faccia sentire altrettanto bene, ma che non mi crei problemi per la sua cura. Eh, sì, perché per quanto fatta bene, le cose in valigia si sgualciscono, e quindi praticità è la parola d’ordine. Metti in valigia le cose che ti fanno stare meglio, più semplici e possibilmente coordinate tra loro.

La valigia si fa per un viaggio, e il viaggio è un’esperienza, quindi dedicati a vivere quello. Il vestito buono sarà solo un intralcio.

 

UN LIBRO IN PIU’

 

Un libro non manca mai, per le attese, per rilassarsi, ma ne basta uno, non troppo grande. Un tempo pensavo che avrei dedicato molto tempo alla lettura, poi mi sono resa conto che spesso, in viaggio, amo semplicemente osservare, curiosare e fingere di annoiarmi. Dopo avere portato avanti e indietro un secondo libro (sai mai che finisca il primo) o anche un libro unico, ma intonso, ho capito che è meglio fare i conti a ribasso, ci sarà sempre altro da fare e va bene così, non trovi?

Ho sostituito quella carta con un buon quaderno e una penna biro per annotare esperienze, posti visti e qualche idea arrivata all’improvviso. Mi raccomando, niente penne a inchiostro liquido che in aereo fanno le bizze.

 

IL NON SI SA MAI

 

Il “non si sa mai” è il vero peso della valigia.

È l’atteggiamento del “metto in più perché potrebbe succedere che…” Questo atteggiamento serve solo per la busta delle medicine. Per il resto abbi fiducia. Non sono gli abiti, gli accessori e tutto ciò che può stare in valigia a creare la tua vacanza. Anzi, più sarai semplice, concreto e spiccio, più la tua valigia sarà il tuo mezzo e tu la tua vacanza.

 

E tu, cosa non porti più con te? Raccontamelo nei commenti!

 

Photo by Emanuela Picone – Unsplash
Una buona chiusura ti salva la vacanza

Una buona chiusura ti salva la vacanza

Si sente l’aria delle vacanze e c’è sempre tanta voglia di chiudere il lavoro e dedicarsi un po’ a sé, non trovi? Poca è la voglia di state chiusi in ufficio e tanta quella di state un po’ a scaldarsi le ossa al sole!

Sì, in effetti è un momento in cui il lavoro si fa difficile, ma soprattutto in cui chiudere bene i lavori prima delle vacanze è davvero importante.

Se anche tu sei tra coloro che lavorano stancamente fino all’ultimo giorno e poi a malapena spengono il pc, questo è l’articolo che fa per te.

Inutile ricordarti che interrompere un po’ è fondamentale, per il tuo corpo, ma soprattutto per la tua mente. Ma ancora di più è importante chiudere le cose bene, senza per dirla con un proverbio “tirarsi la zappa sui piedi”.

La chiusura di un lavoro è in effetti meno semplice di quello che si pensa, perché molto si dà per scontato e si sottovaluta, ma, come sempre, un pizzico di organizzazione non possono che essere d’aiuto per non complicarti la vita in un secondo momento, quando dovrai riprendere il lavoro.

Il principio è semplice e universale:

fai una cosa alla volta e falla fino in fondo.

Se evitare il multitasking è cosa difficile, ancor più difficile è identificare l’ultima azione, quella che ti permette di mettere davvero la parola fine.

E su questo devi concentrarti in particolare nella chiusura o sospensione di un progetto prima di un’interruzione più o meno lunga come può essere quella delle vacanze.

Ecco alcuni esempi di chiusura vera e propria.

Per un progetto significa:

  • aver identificato le versioni finali dei documenti, eliminato le precedenti, archiviato le definitive;
  • aver inserito tutte le nuove informazioni nei relativi database: lista contatti, raccolte di pubblicazioni, raccolte di idee;
  • aver completato le procedure di feedback e revisione;
  • aver aggiornato format, procedure e check list;
  • aver chiuso deleghe e condivisioni con un adeguato follow up.

Per un evento significa:

  • aver fatto la versione finale dell’agenda;
  • aver completato le procedure di feedback e revisione;
  • aver aggiornato format, procedure e check list;
  • aver completato pagamenti e incassi;
  • aver fatto un follow up.

Per cose più semplici, come la lettura delle mail, significa:

  • aver letto e risposto a tutte le mail;
  • aver scaricato e archiviato tutti i dati di interesse;
  • aver eliminato o archiviato le mail dell’inbox.

 

Ecco tre esempi per farti capire come è necessario arrivare proprio in fondo alle cose e come invece ci si ferma spesso prima: si legge la mail e si lascia l’, o si archivia, ma l’allegato non è scaricato e messo nel posto giusto; di un progetto si lasciano insieme versione definitiva e precedente, senza annotare gli ultimi accordi con i partner per il futuro; per un evento non si controlla il budget e le fatture o non si analizzano adeguatamente i feedback.

Questa mancata attenzione ha un’importante conseguenza, che però non si sperimenta nel breve termine… e cioè il mal di pancia nel momento in cui si deve rimettere mano al progetto.

Le informazioni vanno raccolte e sistemate quando la mente è ancora fresca e soprattutto quando c’è ancora l’abbrivio del lavoro iniziato.

Sistemare e archiviare lontano dalla chiusura di un progetto è impensabile, così come sistemare un “muro” di mail.
Chiedersi come è andato un evento a distanza non ravvicinata equivale a dimenticare tutte le impressioni a caldo.

Sì, ok, non è necessario essere così categorici: entrambe le cose possono essere fatte in un secondo momento, ma a che prezzo? Sicuramente di grande energia e con molto tempo.

L’investimento fatto al momento non è altrettanto oneroso.

Quindi… fallo ora, in chiusura.

 

E se i progetti o le cose sono troppo grandi per essere chiuse del tutto, fai tutto ciò che riesci e poi annota fino a dove il lavoro è stato fatto e cosa manca, fallo pensando alla versione sciocca di te.

Vedrai che, prima dei momenti di vacanza, questa sarà una nota fondamentale da lasciare per il tuo rientro.

Ma si buono con te stesso, chiudi il più possibile, vedrai che ne gioverà il tuo lavoro e le tue vacanze!

 

Photo by Hugh Whyte – Unsplash
L’angolo nascosto

L’angolo nascosto

Come è possibile che nel nostro prezioso tempo ci siano cose che non ci interessano e che non sono poi così necessarie, né in scadenza e comunque sono lì come un piccolo tarlo mangia tempo?

Dirai: “no di sicuro, non è il mio caso, il tempo è un bene prezioso e di certo non lo spreco con cose che non servono a nulla”.

Quando chiedo alle persone di lavorare sulla matrice di Eisenhower e dividere le attività per urgenza e importanza, capita che questo quadrante sia inizialmente vuoto.

 

Poi, andando a riflettere sui criteri di importanza e urgenza e capendo come questi siano più profondi e da non prendere sottogamba, come ti ho raccontato, ecco che qualche post-it arriva anche in questo quadrante.

Ora capire che una cosa non è urgente, è facile, quindi anche metterla nel lato sinistro della matrice lo è, decidere poi che non è importante può essere più complesso, poiché bisogna essere onesti con se stessi e fare i conti con le proprie priorità e ciò che realmente interessa.

Ma allora, cosa sono le cose che non sono importanti e urgenti?

Quelle che di fatto mangiano il tempo.

Ciò che fai senza troppa consapevolezza per noia o per abitudine.

Ancora una volta ciò che cade in questo quadrante è strettamente personale perché dipende dal criterio, altresì personale, dell’importanza.

Ma giusto per farti un esempio sulle attività personali: per molti stirare è una perdita di tempo e quindi lo classificherebbero qui, per altri è indispensabile avere il filo sul pantalone.

Nel lavoro c’è chi controlla le sfumature e chi punta al sodo senza troppi fronzoli sulla forma.

 

Non c’è un giusto o uno sbagliato, ma di certo una consapevolezza su come si investa il proprio tempo e come non debba essere sprecato.

 

Detto questo ci sono comunque delle attività, che indipendentemente da tutto, mangiano il tempo.

È vero che devi fare il piano social per la tua azienda, ma perdere due ore al giorno tra Facebook, Instagram e Twitter, forse non è il massimo.

Passare il proprio tempo libero a fare zapping in tv senza attaccare la spina del cervello equivale a perdere tempo senza riposarsi guardando un bel film.

Come vedi l’ago della bilancia è sempre la consapevolezza. Nessuno dice di non riposare, di non fare le cose fatte bene, ma quello che aggiungo è di non sprecare il tuo tempo non accendendo la spina del cervello che ti fa capire il limite tra un controllo della pagina social e un tempo perso nei social, tra un lavoro ben fatto e un lavoro iper corretto, tra nullafacenza e riposo.

Tutto si può fare, ma non sprecare il tuo tempo, usalo con consapevolezza!

E ora che hai capito quali sono le attività che ricadono in questo angolo nascosto di cose non importanti e non urgenti… che fare?

Semplice: eliminale!

 

 

Photo by Skyler Smith – Unsplash
Produttività lavorativa anche in casa?

Produttività lavorativa anche in casa?

La produttività è una questione molto personale, sì, ma anche per ogni singola persona non valgono sempre le stesse regole.

Ognuno di noi ha delle tecniche di produttività che gli sono più affini, ma possono esserci dei periodi di vita nei quali non funzionano o è necessario, temporaneamente, fare le cose in modo diverso.

La tecnica RPM (Rapid Planning Method), ad esempio, è una delle tecniche di produttività più difficili da applicare, perché richiede di focalizzarsi in modo importante sul proprio obiettivo, eliminare il resto, e procedere a ritmo serrato e costante verso il proprio traguardo.

L’ho un po’ semplificata, ma solo per farti capire che sono pochi i momenti nei quali è utile procedere in questo modo, nel senso che se si applica quotidianamente, può diventare controproducente e si rischia di perdere la visione di insieme, le esigenze personali e a volte le sfumature della vita.

Come dico spesso:

ogni persona ha la sua produttività e ogni persona ha i suoi momenti di vita.

Ma, c’è un altro ma, che spesso passa in secondo piano…

La produttività è sì personale, ma non è indipendente dal contesto.

E per contesto mi riferisco alle tue tre aziende: lavoro, casa, personale.

Può capitare che ci siano scadenze in vista, i tempi siano stretti, e allora sia molto meglio agire anche fuori dal lavoro con le stesse tecniche e gli stessi strumenti, ma il punto è che per essere produttivi, efficaci nelle questioni che interessano…. è necessario poi non esserlo altrove.

Allo stesso modo, ti è mai capitato di aver fatto un super week end, denso e gratificante e lunedì di non essere al top al lavoro? O di aver lavorato bene e poi arrivare a casa e sentire di far fatica a preparare la cena?

Sì, produttività è anche questo, è gestione delle energie.

E per questa ragione capita che se a casa hai un periodo intenso a lavoro devi calare un po’ e, come più spesso accade, che se al lavoro sei molto produttivo a casa devi mollare e riposare.

Sono infatti parte della produttività due aspetti tipici del tempo personale: il relax e la noia, cioè il tempo senza incombenze.

Ti faccio notare che ho scritto tempo personale, non a caso, perché il tempo di casa è spesso equivalente a quello di lavoro, nel senso che è di pieno di faccende da sbrigare, spesso è inutile pensare di arrivare a casa e riposarsi. Anche fare una lavatrice, sistemare le bollette, portare i figli di qui e di lì non è relax.

 

Quindi pensa alla produttività del tuo tempo personale.

Qui le regole saltano, cambiano e si invertono.

Ancora una volta definire le attività in questo tempo è una questione fortemente personale: c’è chi ama non far nulla, c’è chi ama fare sport, c’è chi chicchera con amici e chi legge.

 

Non ha importanza quale sia la cosa che fai nel tuo tempo personale, ma il punto è che deve essere fuori dagli schemi della produttività lavorativa.

Devi mollare, cambiare uniforme ed essere te stesso e fare semplicemente ciò che ti piace nel tempo che hai a disposizione.

Ti pare semplice? Quante volte mi capita invece di vedere che i metodi applicati al lavoro vengono anche replicati per questo tempo che invece ha le sue personali e diverse regole! Vacanze che sono delle maratone, impegno serrato per finire un libro in tempi da record, giornate con i parenti a Tetris perfetto…

  

È ora di gestire tutti i tempi per quello che sono e trovare la migliore tecnica di produttività per ognuno. Nella fattispecie, nel tempo personale può significare non far nulla, o solo rallentare, o alternare attività intense e riposo… qui dipende tutto da te, ma ricorda che

se agisci come al lavoro, fuori dal lavoro, perdi tempo.

Se non molli mentalmente, se non accetti di cambiare mood, regole e modi di fare, non prendi il meglio del tuo tempo per te, non lo rendi produttivo, non ti ricarichi e tutto questo poi influirà negativamente su tutti i tempi, di lavoro e non.

Spero che tu legga questo post oggi, che è venerdì e possa già fare tesoro di ciò che ho detto nel week end, questo è il consiglio con il quale ti lascio 🙂

 

 

Photo by Hutomo Abrianto – Unsplash
La notte dei desideri

La notte dei desideri

Oggi è un giorno molto particolare, è l’ultimo giorno dell’anno. Notoriamente è un giorno nel quale le persone amano fare i bilanci, pensano ai buoni propositi del prossimo anno.

Non ti propongo assolutamente di fare tutto ciò, ma piuttosto, nel pieno spirito dei bambini di questo mese, di fare un po’ come loro e lasciarti andare a un aspetto molto meno formale, adulto e razionale.

Il bello di essere bambino è lasciarsi andare alla magia.

Gli occhi che brillano ascoltando storie di streghe, elfi e draghi e visto che ci siamo ricordiamoci che proprio stasera, nella notte di San Silvestro, ci sono un gatto grasso e un corvo spelacchiato che salveranno il mondo per tutti noi (ndr “La notte dei desideri” Michael Ende).

Molto più semplicemente… per una notte, stacca la spina, basta con i “pro” e i “contro”, con i “tengo” e i “lascio”, e tanto meno con “il prossimo anno voglio fare…” dedicati alla semplicità di un giorno che apparentemente uguale agli altri ti porterà da un anno all’altro.

Niente aspettative, niente bilanci, solo leggerezza.

Staccare la spina a volte è molto più utile di mille pianificazioni e organizzazioni perfette.

Credimi, è l’altra faccia di piano equilibrato e vincente: una buona organizzazione richiede anche una buona pausa, fisica, ma anche mentale, e ora è il momento di prenderla.

E che inizi la magia, che sia la tua notte dei desideri.

 

 

Photo by Matheus Queiroz – Unsplash