Il tempo è soggettivo?

Il tempo è soggettivo?

Secondo il Sistema Internazionale, l’unità di misura del tempo è il secondo.

Il campione ufficiale del tempo è pari a 9.192.631.770 periodi della radiazione emessa da un atomo di cesio quando salta fra due determinati livelli energetici.

Non segui già più? Ci sta, lo so.

Quello che voglio dire è che esiste un sistema di misurazione del tempo che lo definisce in modo assoluto, uguale per tutti e in tutti contesti, ma quello che sperimentiamo noi, nella vita quotidiana, è che… il tempo può essere di tanti tipi: oggettivo o soggettivo, ma assoluto o relativo.

Ci hai mai pensato?

Il tempo oggettivo è quello che non cambia rispetto a chi lo fa: se io o tu guardiamo un film, impieghiamo lo stesso tempo, idem se facciamo un viaggio in treno.

Il tempo soggettivo è la nostra percezione dello stesso: sarà più lunga o corta a seconda di quanto una cosa ti piace o ti pesa. Si dice infatti che il “tempo vola” o che “il tempo non passa più”, giusto?

Ma può esserci anche un assoluto e un relativo… e cioè la durata di un fatto di per sé: un viaggio, il tempo di funzionamento di una macchina ma che poi diventa relativo e che quindi può subire modifiche. Nel viaggio si possono fare delle soste, il tempo di esercizio di una macchina dipende da come io la imposto.

Questa relativizzazione è quello che ci aiuta nella gestione del tempo.
È il passo che ci permette di passare dall’astratto al reale.

E su questo vorrei fare con te due considerazioni importanti.

La prima è che, quando pensi al tempo, lo pensi rispetto al suo valore assoluto.

“Domani ho una riunione dalle 10 alle 11” e il tuo cervello pensa di essere impegnato un’ora. Poi nel concreto si aggiungono i famosi tempi dimenticati: tempi di apertura, chiusura, tempi di preparazione della riunione, eventuali ritardi…

La seconda è che, quando pianifichi al tempo, pensi ancora una volta al valore assoluto delle attività.

Voglio iniziare ad andare in palestra due sere a settimana. Peccato però che finisci di lavorare alle 7 e che alle 9 hai fissato, per le prossime due settimane, due incontri con amici di vecchia data.

Il tempo va gestito pensando non solo a quanto un’attività dura, ma anche a quelle che sono già in essere, a quelle cioè che incontra nella vita reale, che non possono essere cancellate e che è inutile non considerare.

A tutto questo aggiungi il primo concetto, cioè l’oggettivo e il soggettivo.

Impara cioè a ricordarti che se qualcosa non ti piace, ci metterai di più a farlo. E in questo senso il consiglio è sempre quello di imparare dalle esperienze passate: quando sbagli e sottostimi il tempo molto probabilmente è successo questo: era una cosa nuova, non ti piaceva o è successo un imprevisto.

Quando pianifichi non considerare il tempo oggettivo, ma quello soggettivo: quando non sai, non ti piace, sovrastima.

Inutile dire che, in tutti i casi, oggettivi o soggettivi, assoluti o relativi, in più aggiungi il tempo per l’imprevisto!

Sì, un atomo di cesio ti aiuta a misurare il tempo, ma una buona consapevolezza dei tuoi tempi ti aiuta a pianificarlo.

 

Fai spesso quest’errore di non valutare bene il presente, i tempi delle attività e la tua pianificazione va in fumo? Iscriviti al webinar gratuito “basta procrastinare” del prossimo 6 ottobre alle 14.00 e il primo passo sarà fatto!!

 

 

Photo by Age Barros – Unsplash

Pianificare il tempo spesso è una presa di consapevolezza, una profonda consapevolezza di come stanno le cose.

L’immaginario è zeppo di cose che si vorrebbero fare e che non trovano spazio nella quotidianità.

E in questo periodo dell’anno, l’autunno, ancora di più.

Mille lezioni di prova, mille nuovi corsi… tanta buona volontà che si arena al primo ostacolo.

Se anche a te è capitato di non andare oltre al primo fascicolo del corso di inglese comprato in edicola, o di aver preso un corso on line e poi non averlo fatto, di aver pensato di iniziare un progetto e poi averlo posticipato e ancora posticipato… beh, sai cosa intendo.

Parliamoci chiaro, anche questa è una forma di procrastinazione.

È una procrastinazione che va a braccetto con una cattiva pianificazione.

Partiamo dalla prima: la procrastinazione. Come ti dico tante volte, è una brutta bestia, che colpisce tutti e che ha tante forme diverse per ostacolare il tuo lavoro.

In questo caso si tratta di capire bene quali sono le tue aspettative in merito a quel progetto o a quella attività.

Mi spiego meglio: vuoi davvero fare quel corso di inglese? Ti interessa veramente quella cosa per cui hai deciso di fare la lezione di prova? Quel progetto merita davvero le tue energie?

Aver chiari gli obiettivi e le proprie priorità è fondamentale per saper gestire il proprio tempo in modo produttivo.

Molte volte dici “provo, tanto è gratis” “mi piace, anche se non ho ben capito cosa sia” oppure non hai valutato quali possono essere le reali implicazioni di quella scelta: quanto ti occuperà quel corso, quanto impegno ti richiederà quel progetto?

Ecco che questa è una pianificazione mancata.

Non ti sto dicendo che prima di fare ogni passo devi pianificarlo per filo e per segno, ma avere un’idea a grandi linee, sì.

Se non pensi a cosa significa fare una scelta piuttosto che un’altra, un corso di inglese piuttosto che di cucina, se non valuti le implicazioni più importanti, un progetto che richiede almeno una riunione a settimana per imbastirlo, se non pensi a cosa già bolle in pentola, alla lezione di prova seguirà un corso, beh… sprechi il tuo tempo.

Ma ancor di più sprechi l’entusiasmo e l’abbrivio che l’inizio di un nuovo progetto dà. Quello che ti consente di passare dall’occasione alla routine, dall’eccezione alla quotidianità.

Ecco che per combattere questo tipo di procrastinazione, ci sta un po’ di pianificazione.
Una pianificazione a grandi linee, sommaria, ma quanto mai importante!
E prima ancora, una buona definizione di ciò che vuoi.

Ti piace pensare a questi aspetti? Ho quello che fa per te: un webinar gratuito nel quale parleremo proprio di questo. Io ed Eva Martini, Agile Coach e Chief Happiness Officer, ti aspettiamo il 6 ottobre alle 14.00 per parlare di obiettivi, procrastinazione e soprattutto per rivoltare la frittata: capire come fare il primo passo per evitare di tirar fuori i tuoi sogni nel cassetto e lasciarli sfumare via.

Iscriviti, è gratis!

  

Photo by Jordan Madrid – Unsplash
I confini del tempo

I confini del tempo

Il tempo è spazio, questo te l’ho raccontato la scorsa settimana. Ti ho lasciato dicendoti che è utile imparare a guardare gli impegni in termini spazio occupato.

Immaginando una giornata fatta di spazi e non di ore, quindi di scatole e non di numeri, ti ho suggerito di scrivere i tuoi impegni non come linee, ma come quadrati, o rettangoli se preferisci.

Quindi non una riga “9.30 dentista”, ma segnando un bel rettangolo 9.30-10.30 dentista. Se usi Google Calendar, ad esempio, tutto questo sarà ancora più facile, perché in automatico il programma stima che tutti gli impegni durino almeno un’ora, quindi crea di default dei rettangoli.

Ti avevo anche promesso però che avremmo approfondito un po’ la questione. Tieni a mente la tua scatola di tempo, che per essere disegnata in agenda diventa un quadrato o un rettangolo, e vediamo come capire quanto ingombrante è.

Ci sono un altro paio di cose che potrebbero tornarti utili a tal proposito, eccole qui per te.

 

LA GRANDEZZA

 

Questa è la faccenda più scottante. La grandezza è ovviamente data dalla lunghezza dell’impegno. Spesso è la cosa più difficile da stimare, il più delle volte si sottostima. Questo è il punto detto in maniera semplice e veloce, che crea, di fatto, più problemi.

Il consiglio quindi è: sovrastima, sovrastima sempre.

Questo perché se è una cosa nuova, avrai la tranquillità di affrontare le cose e il tempo di fare le cose con calma. Entrambe due condizioni necessarie per mettere mano a qualcosa di nuovo.

Se è una cosa rodata, molto probabilmente non avrai problemi di stima, ma può sempre capitare un piccolo imprevisto che allunga i tempi. Quindi se vuoi non essere sempre sotto stress, anche qui sovrastima.

Se, infine, è una cosa che proprio non hai voglia di fare, beh… tanto più se hai più tempo puoi concederti una piccola perdita di tempo iniziale che ti aiuti a motivarti a fare ciò che invece devi fare. (“Non ho proprio voglia di fare quella relazione, aspetta che scelgo un template che mi piace così mi diverto un po’”).

 

I BORDI

 

I bordi degli eventi sono sempre netti e invece la vita ci insegna che molto spesso non c’è il bianco e il nero, ma piuttosto il grigio e che nemmeno gli stati hanno confini poi così dritti e regolari.

Cosa voglio dire? Che anche questa è una variabile da contemplare.

In ambito scientifico si chiama incertezza, ma nella vita di tutti i giorni si chiama, ritardo accademico.

Mi riferisco ai famosi tempi dimenticati e cioè ai tempi necessari per avviare e chiudere un’attività che sono quanto mai preziosi e poco considerati: il tempo per arrivare a un appuntamento o semplicemente per avviare una call on line, il tempo di sistemare gli appunti dopo una riunione o salvare le ultime versioni dei file nel posto corretto.

Più ti darai modo di prepararti, arrivare con serenità a un incontro, più lo affronterai con la giusta concentrazione.

Più avrai modo di elaborare tutto quello che hai appena visto a mente calda, meno informazioni perderai e più sarà semplice riprenderlo in mano seguito.

 

IL COLORE

 

Chiudo con un vezzo, per ricordarti che può essere utile distinguere gli impegni per tipologia: personale-lavoro-famiglia-sport con colori diversi, così da valutare i vari carichi e ancora di più di inserire un bel box del tuo colore preferito per il blocco pausa!

Che vale per la pausa pranzo, la cena, e anche per un tempo di recupero dopo un’attività importante!

 

Ora puoi trattare il tempo come lo spazio e creare la giornata come una costruzione di cubi di impegni colorati in perfetta armonia!

 

 

Photo by Tandem x visuals – Unsplash
Il tempo è spazio

Il tempo è spazio

Camminando in montagna mi è capitato spesso di parlare dello spazio in termini di tempo: il giro di quella montagna richiede due giorni di cammino.

Nel passato il tempo era spesso utile a identificare le distanze, come ci ricordano le culture più antiche: i villaggi distavano giorni, non chilometri.

Oggi noi tendiamo a identificare lo spazio con i metri e il tempo con i minuti, ci affidiamo, cioè, a misure di sistemi precisi, uniformati e chiari, non a quantità che possono essere leggermente diverse da individuo a individuo, non camminiamo tutti alla stessa velocità, ma un metro definito dal sistema internazionale è uguale per tutti.

Spazio e tempo si vanno quindi a separarsi come concetti e come atteggiamento che abbiamo nei loro confronti.

Questa separazione ha portato con sé dei problemi nella gestione del tempo.

Come mai? Perché, come ben sai e come già ti raccontavo la scorsa settimana, la percezione del tempo è personale e cambia a seconda delle attività che stiamo facendo.

Quante volte ti è capitato di dire “ci metto un attimo”, e poi ti sei trovato invischiato in un attimo che è durato ore?

E così a volte non vuoi affrontare qualcosa perché ti dici “ci impiegherò un sacco di tempo” poi, al contrario, nella realtà dei fatti la cosa di risolve in poco tempo.

Se ti facessi fare gli stessi ragionamenti in termini di spazio probabilmente non diresti le stesse cose.

Riesci a infilare un armadio in un cassetto? E un cassetto è sufficiente a riempire un armadio?

“Che baggianate stai dicendo?” leggo il tuo pensiero… Eppure, tanto è ovvia la differenza di grandezza tra un armadio e un cassetto, tanto invece può essere difficile stimare la durata di un’attività.

E questa cattiva stima porta con sé una cattiva gestione del tempo e della produttività.

Se si impiega più del previsto, si è in ritardo, si tralasciano altre attività, si incorre in spiacevoli inconvenienti e tante altre cose diventano urgenti e pressanti.
Così stimando male in senso contrario si arriva a procrastinare le attività, a creare barriere inutili e non essere produttivi per nulla.

Tornando allo spazio e al tempo, è quindi molto più semplice tornare a ragionare in termini di spazio e non di tempo:

considera la giornata come uno spazio, un foglio di un’agenda con le ore dalle 8 alle 20, ad esempio, e segna le tue attività come rettangoli o quadrati di dimensione corrispondente al tempo impiegato.

Non segnare quindi un appuntamento solo con l’orario di inizio, ma con quello di inizio, di fine, più i tempi di preparazione e di chiusura. Questo è il reale spazio occupato da un’attività e corrisponde al tempo che impiegherai per effettuarlo.

La prossima settimana continuiamo da qui, ti aiuterò a capire come stimare meglio la grandezza del quadrato, ma intanto allenati su questo punto: torna a trattare il tempo come uno spazio.

Questo ti aiuterà nei momenti di difficoltà, sarai realista e non sovrastimerai la quantità di cose da fare oltra a essere consapevole del reale impegno, o ingombro in termini di spazio, che un compito ha.

E per questo ti lascio con un ultimo importante concetto:

se non vuoi essere sempre stanco a fine giornata, devi stimare bene i tuoi quadrati.

Non devono essere troppi o perfettamente incastrati l’uno con l’altro, a meno che alcuni di questi non siano quadrati di pause in perfetta alternanza con quadrati di attività.

Pronto a spaziare nel tuo tempo?

 

 

Photo by Manas Manikoth – Unsplash
Se avessi più tempo…

Se avessi più tempo…

TEMPO: “Serie più o meno ampia di istanti, compresa entro limiti definiti o vaghi, corrispondente alla durata di qualche cosa: un anno, un mese, un giorno di t.; in espressioni generiche: periodo, spazio, intervallo di t.; per molto o per lungo t., per poco o per breve t.; per qualche t.; per un t. limitato, illimitato, indefinito; per lungo lasso di t.”

Cit Treccani

 

Il tempo è difficilmente definibile. Molto spesso lo identifichiamo con i suoi aggettivi: sfuggente, inesorabile, eterno, leggero… e a lungo si potrebbe continuare.

Il tempo è legato alla nostra percezione del tempo stesso: a volte non passa più, a volte scorre velocissimo. Questo anche se il tempo, di fatto, è sempre lo stesso, cioè astronomicamente parlando, la quantità è sempre la stessa.

L’esigenza di molte persone con le quali lavoro è quella di moltiplicare il tempo, sperando cioè di farci stare molte più cose di quelle che realisticamente possono essere contenute, come in una borsa di Mary Poppins, per intenderci.

Questo desiderio di allungare il tempo nasce spesso da un ascolto superficiale delle proprie necessità.

Se avessi più tempo, sapresti come investirlo?

“Certo” risponderai “Se avessi un giorno in più, lo passerei sul divano a oziare” o magari “andrei a fare un giro in montagna”.

Ma se avessi un’ora in più sapresti come investirla?

Ecco il nocciolo della questione. Se si ragiona per macro-obiettivi è facile trovare qualcosa fa fare, ma se si ragiona sul piccolo, molto spesso non lo è, perché si deve lavorare sul concreto su ciò che operativamente è possibile fare.

E la differenza sta nel fatto che nell’astratto barriere e limiti si fanno meno concreti, mentre nel quotidiano sono molto ben percepiti.

Pensando di avere molto tempo a disposizione si pensa a una situazione irrealistica dove le capacità personali sono differenti, spesso migliori: si è padroni del tempo, si hanno le capacità per portare a termine progetti che ora non risultano fattibili, si danno per acquisite capacità che ora mancano.
In sintesi, si pensa a una versione di sé migliore di quella che si è: più abile, più consapevole, più efficace.

Ed ecco che la differenza tra quel sé e quello reale diventano una barriera, un ostacolo alla gestione del tempo, quello di oggi però!

Sei così sicuro che “quel tu”, in quella dimensione con tanto tempo, non possa essere lo “stesso tu” di oggi?

A far coincidere quella visione con la realtà c’è semplicemente la declinazione di un progetto nei suoi passi concreti. Quindi, molto più semplicemente, a partire dalla singola ora e non dalla giornata intera.

La pianificazione serve a questo: a farti capire come raggiungere quella visione ideale, come avere la giornata per sé, ma lavorando sulle singole ore e non sulla giornata. Questo perché non si può lavorare su un giorno, non è possibile capire quali azioni fare, in che sequenza e in che modo. Il lavoro si fa nel piccolo, nelle singole ore che fanno una giornata e nelle giornate che fanno un piano.

Quindi quando pensi di voler avere più tempo, pensa piuttosto a come lavorare per averne di più, e prima ancora a cosa vuoi mettere in quel tempo e cosa devi fare per raggiugere quell’obiettivo.

Ecco che il tempo magicamente non sfugge, non è nemmeno eterno, è semplicemente il tuo, investito come lo desideri.

Sei pronto a pianificare il tuo tempo?

 

 
Photo by Akram Huseyn – Unsplash