In ecologia la buffer zone è una zona cuscinetto, tra un’area protetta e un’area di sviluppo, una zona di passaggio nella quale le due realtà si mischiano.  E così la mia mente ha pensato al parallelismo tra la il momento in cui lavoriamo e il momento nel quale siamo nella nostra vita privata. Tra le due c’è la nostra buffer zone. 

Questo è uno spazio virtuale e fisico spesso non utilizzato consapevolmente che invece può tornare molto utile. Ma prima di capire come usarlo, cerchiamo di capire meglio cos’è. 

E’ il tragitto che fai per andare a casa da lavoro e viceversa, è il momento in cui sistemi le cose del tuo ufficio in casa e ti dedichi alle tue cose personali, è il momento nel quale pianifichi un aperitivo con gli amici prima di tornare a casa.  

Non è però il momento nel quale prendi i tuoi bimbi da scuola, o il momento nel quale sei in palestra, perché queste attività fanno già parte delle occupazioni del tuo tempo non lavorativo. 

Vorrei farti capire bene cosa intendo perché, come ti dicevo, spesso è un tempo non sfruttato e non vissuto con consapevolezza.

E’, di fatto, lo spazio fisico e virtuale che separa il momento lavorato da quello personale e viceversa.  

Perché è tanto importante? 

Perché puoi usarlo per tante cose che ti sono utili sia nel tuo lavoro, sia nella tua vita personale: 

  • E’ un ottimo momento per fare mente locale. È il momento nel quale, chiusa la lista delle cose da fare in un ambito, si prende in mano quella dell’altro. Hai appena chiuso l’agenda con la programmazione per domani e riprendi in mano la lista delle commissioni di casa. Esci di casa e ricapitoli gli appuntamenti del giorno. È un momento quindi nel quale fai staccare la tua testa da un ambito e la metti nell’altro. Se lo fai con questa consapevolezza puoi chiudere molto meglio il tempo lavorato e dedicarti a quello personale e viceversa. 
  • Può essere un momento per svagarsi. Perché nel viaggio casa lavoro non ascolti un audio libro, non leggi o non senti un podcast? Può essere un buon momento per alleggerire la tua mente, fare una cosa che ti piace e caricarti un po’.  
  • Può essere un momento di riposo, nel quale non fai nulla, ma ancora una volta basta che tu sia consapevole di questo e cioè che stai usando la tua buffer zone per il tuo relax mentale.  
  • Può anche essere un momento organizzato, nel quale pianifichi le commissioni da fare e ciò che farai nel tempo successivo pensando al percorso migliore per compierne il maggior numero.  

Qualunque attività tu scelga nella tua buffer zone, fallo consapevolmente, sfrutta al meglio questo momento, avrai una marcia in più nell’attività che segue, al lavoro o nel tuo tempo personale, perché avrai avuto modo di fare mente locale, di riposarti, di ricaricarti o di alleggerirti di quale commissione. 

E tu come usi la tua buffer zone?